martedì 25 febbraio 2020
PSICOLOGIA: Melanie Klein
La psicoanalista austriaca Melanie Klein, si è concentrata sui vissuti infantili, condividendo in parte la teoria freudiana del dualismo pulsionale, e in parte allontanandosi da essa, ritenendo che le pulsioni libidiche debbano essere considerate come fenomeni mentali. Sposta dunque l'attenzione dai conflitti psichici al mondo interno personale che si sviluppa tramite le relazioni con gli oggetti. La Klein ritiene infatti che il neonato sperimenti fin dai primi giorni di vita, delle relazioni oggettuali, avvengano esse anche con oggetti interni (angosce, fantasie, emozioni), i cosiddetti fantasmi. Tali oggetti risultano essere connessi con le esperienze del neonato, collegate ai bisogni fisiologici. Se tali bisogni vengono soddisfatti, il bambino prova piacere e fa esperienza dell'oggetto buono, in caso contrario, ossia quando il bisogno non è appagato, fa prova dell'oggetto cattivo, corrispondente all'assenza della madre. Tale fase viene chiamata da Melanie Klein, fase schizzo- paranoidale, poiché un unico oggetto (la madre) viene scisso in due e soltanto verso i 5/& mesi il bambino comprende che i due oggetti (buono e cattivo) corrispondono alla stessa persona. Inizia dunque la fase depressiva (5/12 mesi), caratterizzata dalla paura di perdere l'oggetto amato. Nella fantasia del bambino, tale paura porta ad impulsi sadici, a cui contemporaneamente si affianca il senso di colpa, nato per l'aver avuto tali fantasie. Questa sopracitata condizione di ambivalenza, corrisponde al fulcro del conflitto interiore. Una tecnica che consente la terapia psicoanalitica del bambino, è il gioco. Tramite esso il bambino esprime le sue emozioni, i timori e i conflitti inconsci. Vanno di conseguenza analizzati i vari aspetti del gioco: i materiali scelti dal bambino, in che modo usa i giocattoli e che cosa produce.
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