giovedì 27 febbraio 2020

SOCIOLOGIA: la disuguaglianza


La distribuzione differenziata del potere crea disuguaglianze tra le persone: chi comanda è visto come un privilegiato, mentre chi deve ubbidire è visto come inferiore e subordinato alla volontà altrui. All'interno di una società non è solo il potere ad essere distribuito in maniera ineguale, bensì il fenomeno riguarda tutte le risorse sociali, ossia i vari tipi di "ricchezza" che la società mette a disposizione dei cittadini. La disuguaglianza nasce nel momento in cui l'accesso a tali risorse non è uguale per ogni individuo. Particolarmente sentita a livello sociale è la disuguaglianza di ricchezza economica, i ricchi infatti hanno una gamma di opportunità maggiore di chi è più povero. Un'altra disuguaglianza rilevante è quella legata al prestigio (spesso, ma non sempre correlata alla ricchezza), il prestigio è infatti fonte di gratificazione personale oltre che di vantaggi e facilitazioni da parte degli altri. Infine un fattore altrettanto discriminante è il livello d'istruzione, esso consente infatti a chi ne possiede uno alto di cogliere con maggiore facilità le opportunità fornite dalla vita. Ad oggi i principali fattori di disuguaglianza sono legati alla posizione occupata professionalmente parlando; nonostante ciò, il carattere articolato della distribuzione delle risorse sociali può fungere da strumento in grado di rendere invitanti le diverse professioni.
Chiaramente diverso è invece il concetto di differenza: essa è indipendente dall'esistenza di una società e ha carattere naturale. Nonostante ciò, accade non di rado che si attribuisca significato culturale a differenze naturali, assumendo dunque un effetto anche nel sistema sociale delle disuguaglianze. Un esempio è la discriminazione razziale, ossia l'invenzione di disuguaglianze basate sull'etnia di provenienza. Non diversa è la disuguaglianza sociale tra uomini e donne: il sesso di ogni individuo viene infatti correlato ad una serie di ruoli e posizioni e aspettative sociali.




 

SOCIOLOGIA: il potere

La vita sociale è contraddistinta dalla presenza di posizioni sociali, nate conseguentemente all'irrigidimento di comportamenti e interazioni; esse non mutano col mutare delle persone che di volta in volta le occupano e chiunque le ricopra, ricopre al tempo stesso anche un ruolo, quindi agisce in base a modelli di comportamento non dipendenti dalla sua personalità. Tale processo da inoltre vita alle istituzioni della società. La società è dunque una struttura organizzata in cui le interazioni devono seguire determinate regole di comportamento. Ogni organizzazione istituisce quindi delle posizioni al proprio interno, ordinate gerarchicamente: tale gerarchia non si basa sul prestigio o sul valore, bensì sul potere; Tale concetto è descritto da Weber come la possibilità che i comandi di un soggetto trovino obbedienza presso altre persone: l'obbedienza è pertanto la "misura" del potere. 
Max Weber individua inoltre una seconda forma di potere, che trova esempio nelle discussioni tra amici in disaccordo o all'interno delle dinamiche di coppia. Esso consiste sostanzialmente nella possibilità che un soggetto ha di imporre la propria volontà sugli altri, nonostante l'opposizione di questi ultimi. In ogni interazione sociale, anche la più casuale e libera, risulta essere soggetta all'instaurazione di rapporti di potere.  




L'ultima tipologia di potere, corrisponde all'autorità: essa è sempre inerente ad una certa posizione sociale e dipende quindi dal ruolo che la persona occupante quella posizione svolge; la personalità dell'individuo non ha peso.  La sostanziale differenza tra autorità e potere informale sta nella percezione che si ha di tali poteri: la prima è infatti un tipo di potere legittimo, ossia riconosciuto e accettato da tutti, la seconda è invece corrispondente ad un rapporto di fatto, quindi vale solo nella misura in cui i protagonisti dell'interazione lo fanno valere.

mercoledì 26 febbraio 2020

PEDAGOGIA: Comenio e Francke

Tra i principali pedagogisti di fede protestante, troviamo Comenio, fondatore della pedagogia e della didattica moderne. Egli presenta una visione meno pessimistica della vita umana rispetto a quella proposta da Lutero, nonostante ciò anche per li l'educazione rimane fine alla salvezza eterna.
Secondo Comenio, l'uomo, essendo creato a immagine e somiglianza di Dio, porta in sé la luce divina e per questo motivo, l'uomo, ma in particolare il bambino, non deve essere considerato come un peccatore, per quanto segnato dal peccato originale. Comenio, sulla base di questa visione antropologica, elabora la sua pedagogia: l'educazione, secondo lui dev'essere impartita alla totalità degli uomini, infatti tutti sono stati creati a immagine e somiglianza di Dio e per questo motivo sono orientati alla salvezza e dunque meritevoli di ricevere gli insegnamenti per raggiungere una corretta educazione. La visione di Comenio inoltre non tiene in nessun modo conto del ceto sociale di appartenenza degli individui, ritenendo infatti questo fattore, un elemento di poca importanza.
August Hermann Francke è l'uomo al quale si deve l'elaborazione del pietismo, un movimento religioso basato sul recupero dell'originario messaggio luterano. Secondo tale visione pedagogica, l'educazione risultava propedeutica alla formazione di "uomini nuovi", ossia veri cristiani. Egli si impegnò nel accogliere bambini, appartenenti ad ogni ceto sociale, in scuole differenziate per ceto e per genere, insegnando loro a leggere, scrivere e impartiva nozioni di matematica, latino, e le lingue moderne. Inoltre all'interno delle sue scuole, venivano peraltro svolte anche attività di carattere pratico, tra le quali per esempio il giardinaggio. Nella sua pedagogia, centrale è il ruolo della disciplina e dell'obbedienza: l'uomo, essere corrotto, può salvarsi solo attraverso un aiuto esterno, dato dall'imposizione di una disciplina rigorosa. 

PEDAGOGIA: Riforma protestante e alfabetizzazione

Per quanto riguarda la tematica dell'educazione e della scuola, vi è stata fin dai tempi della riforma una dura concorrenza tra mondo cattolico e mondo protestante. Tale "lotta" ha contribuito alla diffusione dell'alfabetizzazione europea tra Seicento e Settecento. E' necessario infatti pensare che per esempio la confessione protestante, sottolineando la responsabilità dei singoli nel percorso di salvezza, ha spinto i fedeli ad avvicinarsi personalmente alla conoscenza dei testi sacri, rifiutando la presenza di un mediatore, e così facendo ha consentito di diffondere maggiormente le competenze di scrittura e in particolare di lettura. Inoltre Lutero stesso sollecitò l'apertura di scuole e tramite una sua importante opera del 1530, si rivolse direttamente ai padri di famiglia, parlando dell'importanza di istruire i propri figli. Particolare importanza era svolta infatti dalle scuole familiari, nelle quali era compito dei genitori insegnare a leggere ai figli, al fine di accostarli alla Bibbia. Era peraltro secondo loro necessario impartire un'educazione piuttosto rigida ai bambini, tramite l'utilizzo di punizioni, severità e durezza.

martedì 25 febbraio 2020

PSICOLOGIA: funzionalismo e strutturalismo


Durante la prima metà del Novecento, conseguentemente agli sviluppi della psicoanalisi, si è giunti all'affermazione dell'analisi esistenziale. Nell'ottica di quest'ultima, il sintomo è l'espressione di una mancata realizzazione esistenziale, e per essere sanato, è necessario un approccio terapeutico. Tale approccio, definito indagine fenomenologico-esistenziale, va a sondare tutti gli aspetti della vita del paziente e non solo i contenuti inconsci. Ogni paziente ha dunque bisogno di cure di una propria individualità e autonomia. Nella seconda metà del Novecento si sviluppa anche lo strutturalismo, metodo in cui il concetto di struttura è visto come un insieme di elementi interconnessi, all'interno del quale, singole modificazioni, si ripercuotono sull'intero sistema. Tale impostazione è legata allo psichiatra francese Jacques Lacan, il quale vede l'inconscio strutturale come un linguaggio, in cui i sistemi dipendono da un particolare ordine collettivo o culturale in cui l'individuo è inserito. Tra la cultura e le istanze psichiche dell'individuo vi è dunque un rapporto di reciprocità. 



PSICOLOGIA: Melanie Klein



La psicoanalista austriaca Melanie Klein, si è concentrata sui vissuti infantili, condividendo in parte la teoria freudiana del dualismo pulsionale, e in parte allontanandosi da essa, ritenendo che le pulsioni libidiche debbano essere considerate come fenomeni mentali. Sposta dunque l'attenzione dai conflitti psichici al mondo interno personale che si sviluppa tramite le relazioni con gli oggetti. La Klein ritiene infatti che il neonato sperimenti fin dai primi giorni di vita, delle relazioni oggettuali, avvengano esse anche con oggetti interni (angosce, fantasie, emozioni), i cosiddetti fantasmi. Tali oggetti risultano essere connessi con le esperienze del neonato, collegate ai bisogni fisiologici. Se tali bisogni vengono soddisfatti, il bambino prova piacere e fa esperienza dell'oggetto buono, in caso contrario, ossia quando il bisogno non è appagato, fa prova dell'oggetto cattivo, corrispondente all'assenza della madre. Tale fase viene chiamata da Melanie Klein, fase schizzo- paranoidale, poiché un unico oggetto (la madre) viene scisso in due e soltanto verso i 5/& mesi il bambino comprende che i due oggetti (buono e cattivo) corrispondono alla stessa persona. Inizia dunque la fase depressiva (5/12 mesi), caratterizzata dalla paura di perdere l'oggetto amato. Nella fantasia del bambino, tale paura porta ad impulsi sadici, a cui contemporaneamente si affianca il senso di colpa, nato per l'aver avuto tali fantasie. Questa sopracitata condizione di ambivalenza, corrisponde al fulcro del conflitto interiore. Una tecnica che consente la terapia psicoanalitica del bambino, è il gioco. Tramite esso il bambino esprime le sue emozioni, i timori e i conflitti inconsci. Vanno di conseguenza analizzati i vari aspetti del gioco: i materiali scelti dal bambino, in che modo usa i giocattoli e che cosa produce.

PSICOLOGIA: Erich Fromm





Erich Fromm è stato uno psicologo tedesco, membro della Scuola di Francoforte, dove lui e i colleghi, si impegnavano al fine di elaborare una teoria critica della società. Egli riteneva come lo sviluppo individuale fosse in stretta correlazione con il contesto sociale, politico ed economico. Secondo Fromm uno sviluppo equilibrato deve essere efficace nella soddisfazione dei bisogni radicali dell'uomo, consistenti nell'esigenza di creare relazioni, nell'espressione della propria individualità e creatività e nella volontà di vivere in una società solidale. In tali termini, la società capitalistica risulta dunque essere controproducente, portando infatti ad un mancato sviluppo delle potenzialità creative. E' quindi compito della psicoanalisi far acquistare consapevolezza all'uomo per quanto riguarda le limitazioni che il capitalismo opera nei confronti della libertà individuale. E' necessario infatti che l'uomo recuperi i propri bisogni istintuali, persi per via del progressivo allontanamento dalla natura. Fromm tratta inoltre l'argomento all'interno della sua opera "Avere o essere", in cui contrappone 2 modalità esistenziali, quella dell'avere, fondata sul desiderio di possesso, sull'egoismo e l'aggressività e quella dell'essere, basata invece sulla libera espressione, la creatività e l'amore. Egli sostiene peraltro come sia importante il ruolo della famiglia nello sviluppo individuale, in quanto veicolo dell'autorità sociale. La famiglia è infatti estremamente rilevante nella repressione sessuale: attraverso essa infatti, i figli introiettano la figura dell'autorità accettando di conseguenza l'ordine sociale. Fromm si appoggia inoltre agli studi precedentemente svolti dai suoi colleghi Freud e Marx, sottolineando in parte gli aspetti positivi delle loro teorie e in parte criticandone i punti deboli. Per esempio nel caso di Freud, vi è sicuramente un aspetto rilevante per quanto riguarda l'importanza delle pulsioni, lee dinamiche dei processi psichici e il conflitto tra coscienza e inconscio, tuttavia secondo Fromm, Freud ha attribuito troppa importanza alla sessualità. D'altra parte Marx ha realizzato un'efficace analisi del sistema politico-economico, evidenziando l'influenza dell'economia sull'organizzazione sociale, le relazioni e la cultura. Al tempo stesso però anche Marx, secondo Fromm, pecca nell'elaborazione della sua teoria, tralasciando infatti di dare il proprio spazio alle dinamiche psicologiche e alla personalità nella costruzione dei rapporti sociali. Uniti, però, i 2 punti di vista, sono in grado di fornire una più ampia visione della società capitalistica e dell'uomo vivente in quest'ultima. La trasformazione di una società è infatti possibile solo se contemporanea ad una trasformazione degli individui.