La distribuzione differenziata del potere crea disuguaglianze tra le persone: chi comanda è visto come un privilegiato, mentre chi deve ubbidire è visto come inferiore e subordinato alla volontà altrui. All'interno di una società non è solo il potere ad essere distribuito in maniera ineguale, bensì il fenomeno riguarda tutte le risorse sociali, ossia i vari tipi di "ricchezza" che la società mette a disposizione dei cittadini. La disuguaglianza nasce nel momento in cui l'accesso a tali risorse non è uguale per ogni individuo. Particolarmente sentita a livello sociale è la disuguaglianza di ricchezza economica, i ricchi infatti hanno una gamma di opportunità maggiore di chi è più povero. Un'altra disuguaglianza rilevante è quella legata al prestigio (spesso, ma non sempre correlata alla ricchezza), il prestigio è infatti fonte di gratificazione personale oltre che di vantaggi e facilitazioni da parte degli altri. Infine un fattore altrettanto discriminante è il livello d'istruzione, esso consente infatti a chi ne possiede uno alto di cogliere con maggiore facilità le opportunità fornite dalla vita. Ad oggi i principali fattori di disuguaglianza sono legati alla posizione occupata professionalmente parlando; nonostante ciò, il carattere articolato della distribuzione delle risorse sociali può fungere da strumento in grado di rendere invitanti le diverse professioni.
Chiaramente diverso è invece il concetto di differenza: essa è indipendente dall'esistenza di una società e ha carattere naturale. Nonostante ciò, accade non di rado che si attribuisca significato culturale a differenze naturali, assumendo dunque un effetto anche nel sistema sociale delle disuguaglianze. Un esempio è la discriminazione razziale, ossia l'invenzione di disuguaglianze basate sull'etnia di provenienza. Non diversa è la disuguaglianza sociale tra uomini e donne: il sesso di ogni individuo viene infatti correlato ad una serie di ruoli e posizioni e aspettative sociali.