lunedì 27 aprile 2020

PSICOLOGIA: pag. 193 verifica

1
  1. Oggi gli psicologi sostengono che, per denominare “famiglia” è un gruppo di individui, questo deve poter garantire coesione interna tra i membri e nel contempo autonomia di ciascun membro.
  2. Durante lo sviluppo di una famiglia, i momenti critici sono definibili come normativi (fisiologici, ossia tappe dello sviluppo stesso) e paranormativi (imprevedibili, con i decessi, malattie, ecc.).
2
Matrimonio: rappresenta un contratto sociale attraverso cui una coppia diventa visibile a tutela i propri diritti e doveri.
Unione civile: comporta il riconoscimento giuridico della coppia, con lo stabilimento dei corrispettivi diritti e doveri, senza l’inclusione dell’aspetto religioso. 
Teoria del doppio legame: teoria riguardante un tipo di interazione in cui uno dei due interlocutori viene esposto a messaggi contraddittori da parte dell’altro, con la conseguenza della compromissione dell’equilibrio.

  • Nel corso degli ultimi secoli l’entità della famiglia è stata soggetta ad enormi modificazioni, in particolare conseguenti al miglioramento delle condizioni sociali ed economiche e dei diritti di cui godono i cittadini. Se in passato il tipo di famiglia più diffusa era quella patriarcale, composto da più nuclei che convivevano nella stessa abitazione e si trattava dunque di una grande struttura allargata, con persone appartenenti a diverse fasce d’età, ad oggi la situazione è enormemente cambiata. La composizione e il ruolo della famiglia si sono infatti dovuti adattare alla nuova struttura della società odierna: la famiglia oggi non prevede alcun tipo di gerarchia piramidale, come poteva accadeva precedentemente, in cui infatti a prendere le decisioni era unicamente il capostipite. Oggi le famiglie sono prettamente mononucleari, composte dunque da non più di tre unità, il numero dei componenti è quindi drasticamente sceso rispetto al secolo scorso. Numerosissime sono inoltre le realtà composte da coppie divorziate o separate, convivenze prive di vincoli matrimoniali, coppie senza figli o con figli provenienti da matrimoni precedenti, figli in affido o adottati. Sempre più diffusa è quindi la famiglia ricomposta, formata da due adulti, entrambi provenienti da legami antecedenti e spesso con i figli nati dalle precedenti relazioni. I genitori acquisiti assumono un ruolo fondamentale nella vita dei figli, siano essi i loro quelli del compagno, è importante che tutti si sentano “uguali”, e che ottengano quindi le medesime  attenzioni. Sempre più frequenti sono inoltre i casi di famiglie miste, ossia composta da genitori appartenenti a etnie  diverse. Tali famiglie sono espressione di come la società sia profondamente cambiata negli ultimi anni anche conseguentemente alle numerose migrazioni, esse sono peraltro il simbolo di come all’interno di una società possano integrarsi e convivere serenamente diverse culture. 

domenica 26 aprile 2020

PSICOLOGIA: pag. 193 domande

  1. Spesso un bambino il quale è stato vittima di pedofilia, si sente in dovere di mantenere il segreto, unitamente a minacce e ricatti, oltre alla distorsione del rapporto, infatti l’adulto tenderà a mascherare l’abuso come atto di affetto.
  2. 3. Le situazioni di violenza psicologica più ricorrenti all’interno di un gruppo familiare sono principalmente legate all’indifferenza: si tratta di una forma di coercizione familiare subdola. Come esempio è possibile citare l’insufficiente nutrimento o le situazioni di isolamento in ambienti insalubri.  Le situazioni di maltrattamento psicologico sono più difficili da individuare, le loro conseguenze emergono infatti principalmente nel lungo periodo e si traducono in ritardi dello sviluppo, difficoltà all’inserimento scolastico, aggressività o depressione.
  3. Le tesi fondamentali su cui si basa la psicologia familiare sono le seguenti: la famiglia intesa come sistema interattivo; il fatto che ogni comportamento individuale venga interpretato come in relazione ai componenti del nucleo familiare; l’espressione di un’organizzazione disfunzionale del sistema di famiglia nella sua totalità con i sintomi di un individuo, sia esso un adulto un bambino, esprimono il dissenso anche di tutti gli altri individui facenti parte del sistema.
  4. Il doppio legame è un tipo di interazione in cui uno dei due interlocutori è sottoposto a messaggi contraddittori da parte dell’altro, viene dunque compromesso l’equilibrio della persona. Gli elementi che si possono individuare all’interno del doppio legame sono i seguenti: la presenza di due o più persone coinvolte in una relazione intensa; l’asserzione di un messaggio in cui un primo elemento esclude il seguente e viceversa; l’incomprensione da parte del ricettore, il quale si trova di fronte a messaggi contraddittori e in qualsiasi modo si comportasse andrebbe a porsi contro una parte del messaggio, con conseguenti sensi di colpa 

PSICOLOGIA: pag. 188 domande

  1. Il concetto di matrimonio è estremamente cambiato nel corso dell’ultimo secolo, in parte dovutamente all’emancipazione sociale femminile, oltre alla volontà di autonomia e realizzazione personale da parte di entrambi sessi. Varie sono le motivazioni che possono portare il matrimonio al fallimento: una su tutte è sicuramente l’esperienza genitoriale, educare un figlio rappresenta infatti una tra le esperienze più difficili. 
  2. Il mediatore familiare è una terza persona, competente e neutrale in grado di aiutare le famiglie ad affrontare una separazione, prevenendo al massimo conflitti e risentimenti. Diverse sono le forme di sostegno su cui può contare la famiglia, in particolare le reti sociali, ovvero i gruppi di persone che forniscono aiuto psicologico, consigli e collaborazioni attive agli individui. 
  3. Secondo la teoria costruttivista, il conflitto riveste una funzione fondamentale per lo sviluppo individuale, infatti innesca processi cognitivi ed evolutivi. Anche nella famiglia esso deve essere visto come un elemento fisiologico, che si verifica nel momento in cui vi è un’interazione tra i diversi membri, nonostante questi ultimi presentino esigenze e obiettivi differenti. I conflitti non vanno dunque evitati ma affrontati e risolti.
  4. Le variabili che vengono prese in considerazione per classificare i diversi tipi di famiglie sono principalmente due, il grado di coesione familiare e il grado di adattamento alle situazioni e alle vicende interne ed esterne alla famiglia.
  5. La coesione è una delle caratteristiche più importanti delle quali una famiglia deve constare. Vi sono famiglie con minima coesione familiare e altre con massima coesione: nel primo caso i legami affettivi tra gli individui saranno precari, nei momenti di difficoltà i componenti tenderanno a ricorrere a soluzioni autonome, non in linea con quelle perseguite dagli altri. Le famiglie di questo tipo presentano tendenze disgregatrici, i bambini non posseggono un’adeguata protezione: viene loro concessa un enorme autonomia, in realtà frutto di un legame insufficiente. Per quanto riguarda invece le famiglie con massima coesione, esse costruiscono la propria identità sulla scarsa differenziazione personale: gli adulti non stabiliscono i confini necessari per la crescita dei loro figli. Vi è infine l’incapacità di vivere l’altro come entità separata, oltre ad una bassa comunicazione. 

PSICOLOGIA: pag. 182 domande

  1. Il susseguirsi di varie tappe evolutive, che riguardano il processo di crescita dei bambini facenti parte di un nucleo familiare, espone la famiglia a diversi momenti critici. Tali momenti vengono detti normativi, sono infatti necessari allo sviluppo stesso della famiglia. Parallelamente vi sono però anche dei momenti detti paranormativi, imprevisti, decessi, malattie, divorzi, eventi che segnalo l’evoluzione di una famiglia.
  2. Secondo il modello classico, le tappe principali del tipo della famiglia sono le seguenti: la costruzione da parte di due persone di un’identità di coppia, correlata ad una convivenza o ad un matrimonio, la nascita dei figli, l’infanzia e l’adolescenza dei figli, l’invecchiamento dei genitori, ormai divenuti nonni, infine la necessità di sostenere questi ultimi fino alla morte. Ad oggi la situazione è però cambiata, in quanto vi sono donne che partoriscono il loro primo figlio in età avanzata e si trovano quindi a dover contemporaneamente accudire gli anziani genitori. Inoltre eventi come separazioni e divorzi e sono sempre più frequenti e la ricomposizione di una nuova famiglia può portare ad un ritorno a fasi precedenti, per esempio la nascita di un altro figlio.
  3. Il concetto di matrimonio è nel corso degli anni cambiato in maniera esponenziale: innanzitutto essa non rappresenta più un’ “alleanza tra famiglie“, ma è diventato un’ “impresa personale“, che riguarda dunque esclusivamente i due membri della coppia e la loro relazione. Se inoltre nel secolo scorso il matrimonio garantiva cure e assistenza ai membri della famiglia, ed era dunque diretto a provvedere alle cure dei membri più deboli o a fini economici, oggi esso è principalmente legato ad un’unione sentimentale. 
  4. Con l’arrivo del primo figlio, l’equilibrio di una coppia subisce diverse modificazioni, dovendo infatti adattarsi ai bisogni del bambino. In alcuni casi i genitori si dimostrano incapaci di sostenere il peso della nuova responsabilità e possono insorgere depressioni o allontanamenti. 

PSICOLOGIA: pag. 179 domande

  1. La famiglia nucleare ha smesso di essere l’unico modello di famiglia possibile nel momento in cui gli studiosi hanno iniziato a prendere in considerazione anche il contesto geografico, culturale, sociale, sottolineando come la famiglia siano enti variabili. In una stessa società possiamo inoltre trovare diverse tipologie di famiglia.
  2. Dimensione individuale e dimensione collettiva coesistono all’interno del gruppo familiare poiché ogni soggetto deve contribuire alla famiglia e ai suoi bisogni ed obiettivi e allo stesso tempo deve perseguire i propri scopi e le proprie esigenze. A tal proposito si può parlare di coesione e autonomia.
  3. La famiglia patriarcale risulta essere particolarmente diversa dalla famiglia mononucleare in quanto, nella prima convivevano più nuclei e si poteva parlare dunque di una struttura allargata, con soggetti di ogni età. All’apice vi era il capostipite che aveva potere su tutti gli altri soggetti, questo per una sorta di gerarchia interna. Per quanto riguarda invece le famiglie mononucleari queste sono generalmente molto più piccole, composta al massimo da tre unità.

martedì 21 aprile 2020

SOCIOLOGIA: Istituzioni completa e austere

Individuare e comprendere 
  1. La prigione è un’istituzione nata da un modello di apparato correttivo che ha preceduto la legge.
  2. La prigione è un castigo egualitario perché riguarda la libertà, posseduta da tutti nella stessa quantità.
  3. Lo scopo della prigione è correggere gli individui.

Analizzare e interpretare 
  1. Secondo Foucault la prigione è correlata all’economia in quanto monetizza una penalità in castighi di giorni, mesi o anni. Inoltre per rendere al meglio il parallelismo egli parla di “pagare il proprio debito” intendendo la reclusione come punizione al crimine compiuto e utilizzando un termine generalmente riconducibile all’ambito economico. 
  2. La prigione per gli uomini appare come un castigo “evidente” e “naturale” in quanto preleva il tempo del condannato, risultando naturale, come è naturale nella nostra società l’utilizzo del tempo per misurare gli scambi.

Riflettere e valutare 
  1. Scuola e prigione possono essere sotto un certo punto di vista paragonate: entrambe constano infatti della presenza di regole disciplinari ferree e imposizioni di controllo da terzi a cui gli allievi da un lato e i prigionieri dall’altro sono costantemente sottoposti. Anche gli obiettivi delle due istituzioni possono risultare vicini, se da un lato infatti la detenzione ha come obiettivo quello di punire l’individuo per il crimine commesso, correggerlo al fine di rieducarlo e reinserirla nella società, la scuola ha il compito di educare ed istruire l’allievo al fine di consentirgli un ingresso nella società migliore possibile in base alle sue capacità. In termini di tempo inoltre, si potrebbe aggiungere come entrambe richiedano un dispendio di quest’ultimo costante e assiduo, ma se nel caso della prigione questo viene “sprecato”, nel caso della scuola questo viene invece “impiegato” in tutto e per tutto. Per quanto le due istituzioni risultino quindi comuni in vari ambiti, rimangono chiaramente divergenti in molti altri, per esempio dal punto di vista della stessa esperienza vissuta o del totalmente differente contributo a livello sentimentale ed emotivo che esse apportano al soggetto. 

SOCIOLOGIA: Dalla devianza individuale alla devianza organizzata pagina 233

Individuare e comprendere 
1.Il significato implicito della parola “criminale” si differenzia dalla sua definizione quando designa tutti gli aspetti di una persona, non solo quello che si è manifestato effettivamente “criminale”.
  1. Un individuo deviante in qualche suo aspetto lo diventerà facilmente in tutti gli altri perché le etichette degli altri lo emarginano e gli impediscono comportamenti non devianti.
  2. Qual è il naturale esito della vita di un individuo etichettato come deviante?Entrare a far parte di un gruppo deviante organizzato.
Analizzare e interpretare
  1. Una profezia che si autoavvera è un determinato evento, frutto di una previsione che si realizza per il solo fatto di essere stato espresso. In molti casi questo si verifica per la grande ascendenza che il pensiero nostro e altrui ha sulle nostre azioni e i nostri comportamenti.
  2. Generalmente un soggetto si conforma all’immagine che gli altri hanno di lui per accondiscendere all’idea che si sono fatti, al fine di essere accettati e sentirsi parte di un gruppo. Spesso alla base vi è una fragilità, disistima e incapacità di mettersi in gioco. 

Riflettere e valutare 
  1. Nel corso della mia vita mi è spesso capitato di essere “ etichettata” seppur con accezione positiva: sono stata considerata frequentemente, specialmente all’interno di un gruppo classe e soprattutto da più piccola come una persona e studentessa diligente e responsabile; se inizialmente la situazione non era propriamente questa, dal momento che il mio impegno e il mio rendimento era nella maggior parte dei casi correlato ad un “dovere”, è stata proprio quest’etichetta attribuitami da terzi che mi ha spinto ad impegnarmi sempre più per me stessa e la mia crescita personale. In tal caso la mia “etichetta”, corrispondente al modo in cui venivo vista degli altri, mi ha permesso di migliorarmi; parallelamente però, se negativa, quest’ultima può sensibilmente peggiorare la condotta di un individuo già in parte deviante.

SOCIOLOGIA: Gli stati dell’istituzionalizzazione del potere pagina 229

Individuare e comprendere 
  1. Il processo di istituzionalizzazione fa si che il potere non coincida più con una singola persona ma con una funzione sociale.
  2. Nello stadio standardizzante, l’esercizio del potere è più efficiente perché  è legato a situazioni codificate che rendono i comportamenti prevedibili.
  3. Lo stadio posizionale del potere si differenzia da quello standardizzante perché rende il potere trasferibile indipendente da chi lo esercita.

Analizzare e interpretare
  1. L’istituzionalizzazione del potere e la tendenza di formalizzazione integrazione risulta una limitazione del carattere arbitrario della società, in quanto in una situazione in cui le regole sono assenti, nessun comportamento può essere considerato arbitrario, in quanto appunto l’arbitrio consiste nella violazione di una regola.
  2. I potenti, a discapito dell’importanza della loro persona, desiderano rendere il loro potere posizionale in quanto, ciò permette loro di designare un successore, mediante la delega di decisioni e diritti di rappresentanza. Tale volontà coincide con il desiderio di lasciare in eredità il potere e di conseguenza di perpetuare il proprio.

Riflettere e valutare
  1. Due esempi che illustrano come una “sottomissione qui e ora” possa diventare una “sottomissione sempre-nel-casa-che”, possono essere il pagamento alla cassa di un negozio o l’ingresso ad un determinato evento solo successivamente alla presentazione di un biglietto. 

SOCIOLOGIA: verifica a pagina 227

1
1.La moda è un comportamento collettivo.
2. Quali sono le due cause più frequenti dei conflitti, oltre le divergenze di obiettivi?
Norme ambigue difficoltà comunicative.
3. Il termine “devianza”, utilizzato in sociologia significa devianza dalla norma condivisa e non è un valore assoluto.
4. Un individuo “stigmatizzato” è un individuo che agli occhi della società potrebbe “deviare” in ogni momento.
5. Il controllo sociale formale è costituito da istituzioni quali polizia, tribunali, carceri.

2
Comportamento collettivo: si verifica nel momento in cui un insieme di individui agisce e ha degli effetti sulla società senza fare affidamento su un sistema codificato di ruoli e posizioni, ossia quando l’azione si verifica in un contesto destrutturato.

Carriera deviante: Una carriera deviante consiste in uno Stile di vita improntato a continue devianze rispetto alle enorme proposte dalla società.

Stigmatizzazione: Avviene nel momento in cui un trasgressore di norme non è più considerato come un soggetto che ha commesso un crimine, bensì diventa un vero e proprio criminale.

domenica 19 aprile 2020

PEDAGOGIA: verifica a pag. 213-214

1.1 Il motto del filosofo tedesco Kant sapere aude significa “osa sapere”, ovvero “abbi il coraggio di sapere, di farti una cultura”.
1.2 L’opera di Kant sull’Illuminismo si intitola risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo?
1.3 Nella seconda metà del ‘700 il dibattito sull’istruzione cominciò ad acquisire valenza scientifica. 
1.4 Il giurista italiano Filangieri riteneva che per fondare un sistema scolastico adeguato fosse necessario istituire scuole pubbliche, gratuite, e uguali per tutti, ricchi e poveri.
1.5 La diffusione degli ideali illuministici ebbe come effetto nel campo dell’istruzione l’istituzione dell’obbligo scolastico per tutti bambini.

Educazione “fisica”: È l’educazione che l’uomo ha in comune con gli animali, ossia l’ ammaestramento. 
Educazione “pratico-morale”: È educazione che riguarda la cultura e che insegna all’uomo a vivere con un ente libero.
Tribunale della ragione: Ente di invenzione kantiana al quale viene sottoposto ogni momento della vita e dell’attività umana.

Il fine dell’educazione è la formazione morale dell’individuo. La moralità si consegue quando non vi è costrizione esterna: un atto è morale solo se è libero. Essere liberi significa saper usare autonomamente la ragione. La ragione da leggi universali cui ci si deve conformare: la moralità è perciò la libera adesione al dovere. L’educazione ha dunque come fine la capacità di conformarsi liberamente al dovere.

B-1 
Secondo Kant e l’educazione del bambino deve procedere per tappe progressive, seguendo i ritmi naturali di crescita, senza forzarli: nella prima infanzia devono essere favorite le attività ludiche e le prime attività scolastiche.
D-2 
Solo in seguito si passa all’educazione delle facoltà cognitive vere proprie; quelle inferiori (sensi, immaginazione e memoria) e quelle superiori (intelletto, ragione e giudizio).
E-3 
La cultura fisica, che per Kant a che fare con l’attività dell’intelletto, non è però il solo obiettivo dell’educazione.
C-4 
Per Kant è di primaria importanza l’educazione morale, che mira a insegnare la differenza tra bene e male e non si impartisce promettendo premi o minacciando punizioni, ma facendo leva sul desiderio interiore di conformarsi a ciò che è bene.
A-5
La moralità non coincide infatti con una condotta esteriormente corretta, ma con l’intima adesione della volontà dell’individuo alla legge morale universale.

PEDAGOGIA: verifica a pagina 199-200

1.1 L’opera pedagogica più importante di Rousseau è l’Emilio, pubblicato nel 1762.
1.2 Secondo Rousseau, lo stato di natura è una condizione originaria puramente ipotetica.
1.3 Nella concezione di Rousseau, l’uomo è naturalmente è buono.
1.4 Rousseau afferma che lo sviluppo dell’uomo segue un ritmo fisiologico, che deve essere rispettato.
1.5 Il fine dell’educazione, è secondo Rousseau, quello di preparare i giovani a  occupare il ruolo che compete loro nella società, in relazione alla loro futura professione.

Età dell’utile: Il periodo dell’esistenza umana connotato dal passaggio dall’apprendimento attraverso i sensi all’apprendimento intellettuale vere proprio.
Teorie sensistiche: Teorie secondo cui tra la nascita e i due anni il bambino vive uno stato di sensibilità indifferenziata.
Educazione indiretta (o negativa): Tipologia di educazione che non si basa sull’imposizione di un modello al quale un allievo deve aderire, bensì si tratta di un metodo che valorizza l’esperienza dell’allievo, rendendolo autonomo.

Libro I (0-6 anni): Questa fase richiede cure neonatali della prima infanzia; la madre un volo fondamentale anche nell’apprendimento del linguaggio.
Libro II (6-11 anni): Questa fase è detta fanciullezza; si prescrive la vita alla riaperta e la conoscenza attraverso le esperienze sensoriali; il maestro un ruolo decisivo nell’educazione.
Libro III (12-15 anni): Questa fase è detta età dell’utile e corrisponde ai primi apprendimenti intellettuali; persiste l’educazione indiretta da parte del maestro che sollecita le curiosità e gli interessi del ragazzo.
Libro IV (15-18 anni): Questa fase è detta seconda nascita; all’inizio dell’età adulta in cui si impartisce l’educazione sessuale, morale e religiosa; è caratterizzata dall’autonomia di pensiero; rafforzamento dell’amore di sé. 
Libro V (19-25 anni): Questa fase è deputata alla scelta della sposa (Sofia), in relazione alle qualità femminili; saggezza; grazia e moderata cura di sé; buon carattere; amorevolezza e cura verso i figli la casa.

C-1 
Nel 1762 russo pubblico l’Emilio, opera in cui criticava i modelli educativi tradizionali, e conseguentemente la concezione pedagogica cristiana, che metteva al centro la formazione religiosa del fanciullo.
D-2 
In uno scritto del 1763 Gerdil ribadì invece che l’istruzione religiosa era la base di ogni altro apprendimento e si apprestò a controbattere alle tesi dell’Emilio.
E-3
Contro questa proposta utopistica e rischiosa, Gerdil ribadiva il ruolo essenziale dei collegi tradizionali, in cui si affidavano i giovani a persone esperte e la usi consolidati.
A-4
L’uomo non è in grado di fare da solo un buon uso dei sensi, affermava Gerdil contro Rousseau, perché questi lo indirizzano naturalmente verso il peccato: solo la religione può insegnare la moderazione e la ragionevolezza.
B-5
Un altro grave errore di Rousseau 
 consiste nella scelta di educare il fanciullo in solitudine, scelta dannosa perché impedisce al ragazzo di inserirsi nella società, rendendolo di fatto un emarginato.