Particolarmente vivo nel XVIII secolo era il dibattito sui pregi e difetti dell’istruzione del singolo, in tali termini il contributo di Rousseau fu significativo in quanto fu il primo a portare argomenti nuovi e dirompenti a favore dell’istruzione privata.
Egli si concentrò inoltre sulla condanna delle monarchie assolute, prendendo come modello di esempio la Francia del XVIII secolo, e sostenendo come esse non potessero favorire la nascita dell’idea di patria o dell’idea di cittadino. Tali teorie, in aggiunta alle sue tesi relativa all’insegnamento della religione, costare la messa al bando dell’Emilio e l’esilio di Rousseau da Parigi. Numerose furono le critiche che vennero sollevate per quanto riguarda il suo modello educativo e le sue idee: in particolare nota è la confutazione di Giacinto Sigismondo Gerdil. Il precettore vedeva infatti l’istruzione religiosa come base di ogni altro apprendimento e sosteneva come l’uomo fosse per natura portato a fare un uso errato dei sensi. La religione era dunque suo parere l’unico sapere in grado di moderare gli stimoli potenzialmente per versi offerti dai sensi. L’ultima critica riportata riguarda la scelta di educare il bambino in solitudine, impraticabile nella realtà e soprattutto controproducente per la futura vita all’interno della società.